#MIA-LOVES OF THE WEEK / SAINT-TROPEZ EDITION
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“Dove mangiamo stasera?andiamo a ballare?e l’aperitivo?e poi anche una mostra mi piacerebbe vederla…”.
La risposta a tutte queste domande, le domande che si pongono quando si arriva in un posto e si vuole approfittare del tempo a disposizione per assaporarne il più possibile l’essenza, potrete trovarle su questo sito.
E’ sempre aggiornato sulle ultime tendenze e le ultime stranezze di Saint-Tropez. Poco tempo fa è uscito un articolo per la nostra nuova apertura della Galleria Mia perciò potete essere sicuri che non vi verranno dati consigli sbagliati, ma anzi preziosi!
SEE: LA BOUTIQUE EPHEMERAL DE CHANEL
Dove poteva aprire una boutique Chanel se non in uno dei luoghi più amati e frequentati da Coco in persona? Esatto, a Saint-Tropez.
La boutique è molto più di un negozio di abiti. E’ una villa immersa nel verde con piscina, portico e molto stile in generale. Gli spazi interni sono moderni ed a contrasto ma comunque caldi ed accoglienti e nella piscina al centro del giardino sul retro, galleggia fiera un’enorme camelia simbolo della maison perché a Coco piacevano tanto le camelie.
Certo non è come andare a fare shopping da Zara, siamo sempre da Chanel ed i prezzi li conosciamo, però vale davvero la pena visitare questo luogo incantato e come fermo nel tempo. E poi, farsi un bel selfie vicino alla piscina e pubblicarla su instagram vi aumenterà sicuramente i followers all’istante.
READ: SAINT-TROPEZ D’HIER ET D’AUJOURD’HUI
Questo libro è nella top list dei libri più comprati a Saint-Tropez. Un must have per la chi frequenta spesso e per chi la ama (come si fa a non amare Saint-Tropez d’altronde!?). Una raccolta fotografica molto suggestiva che ripercorre la storia dei questo incantevole posto. Un libro da avere in salotto per ricordarsi durante il freddo inverno che l’estate e Saint-Tropez ci saranno sempre.
Se siete stati a Saint-Tropez siete andati anche da Senequier in una giornata di sole a mangiarvi un club sandwich mentre prendevate il sole o a gustarvi un bicchiere di vino bianco al tramonto. E se non ci siete ancora stati, beh è molto grave. Andateci immediatamente quando potrete!
The museum of the future
La scorsa settimana, prima che iniziasse il tour de force del salone del mobile a Milano, siamo state a Piacenza per incontrare alcuni fornitori e ci siamo ritrovate a visitare un posto a dir poco singolare: il museo della merda, o per dirla in inglese che suona meglio, the shit museum.
No, non siamo impazzite e non abbiamo avuto una pesante caduta di stile, ve lo assicuro, anzi! Se conoscete il nostro mondo, il mondo di MIA, sapete che ci piace tutto ciò che parla una lingua un po’ irriverente e nuova. Ci piace la novità ma non quella fine a se stessa ovviamente, ed in questo caso siamo proprio di fronte ad una novità strabiliante ed anche un po’ sconcertante che potrebbe essere la soluzione per andare – finalmente – verso un mondo pulito e sostenibile.
“Museo della Merda”, definizione volutamente provocatoria ma sostanzialmente esplicativa per comprendere l’idea di un grande progetto che unisce tradizione e innovazione, arte e tecnologia e che giustifica la nascita di un Museo appunto.
L’intuizione di Gianantonio Locatelli – proprietario dell’azienda agricola di Castelbosco dedicata alla produzione di latte per il Grana Padano, che ospita più o meno 2500 bovini (ed ecco da dove viene lo sterco!) – di riutilizzare gli scarti organici della sua azienda agricola per produrre metano e materia per mattoni e intonaco, ha portato alla realizzazione di un progetto ecologico d’avanguardia.
Il progetto è frutto dell’intesa e del dialogo tra Locatelli con Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi.
Unisce biomeccanica e arte ambientale, il paesaggio agricolo, il sistema di digestori che trasformano lo sterco in energia e il piano terra del castello tardo medievale di Castelbosco riscaldato. Teatro di una serie di installazioni in continua evoluzione, dedicate alla trasformazione, all’abilità di trasmutare le sostanze naturali e ristabilire un più corretto rapporto uomo-natura.
Il Museo parte all’esterno, nell’azienda agricola e qui, a supportare il valore del progetto, l’intervento di artisti come David Tremlett e Anne e Patrick Poirier, coordina lo spazio, stimola riflessioni e amplifica la visione concettuale, metaforica e produttiva che è alla base dell’azienda di Castelbosco.
E’ una vera e propria agenzia per il cambiamento, un istituto di ricerca e di raccolta di fatti, documenti e informazioni sugli escrementi nella cultura, nella tecnologia, nella scienza e nella storia. E ha una funzione enzimatica: dialoga con artisti, scienziati e istituzioni su idee e progetti legati al valore della merda e ai suoi infiniti usi, correnti o non ancora immaginati.