Galleria Mia life in Saint-Tropez
The museum of the future
La scorsa settimana, prima che iniziasse il tour de force del salone del mobile a Milano, siamo state a Piacenza per incontrare alcuni fornitori e ci siamo ritrovate a visitare un posto a dir poco singolare: il museo della merda, o per dirla in inglese che suona meglio, the shit museum.
No, non siamo impazzite e non abbiamo avuto una pesante caduta di stile, ve lo assicuro, anzi! Se conoscete il nostro mondo, il mondo di MIA, sapete che ci piace tutto ciò che parla una lingua un po’ irriverente e nuova. Ci piace la novità ma non quella fine a se stessa ovviamente, ed in questo caso siamo proprio di fronte ad una novità strabiliante ed anche un po’ sconcertante che potrebbe essere la soluzione per andare – finalmente – verso un mondo pulito e sostenibile.
“Museo della Merda”, definizione volutamente provocatoria ma sostanzialmente esplicativa per comprendere l’idea di un grande progetto che unisce tradizione e innovazione, arte e tecnologia e che giustifica la nascita di un Museo appunto.
L’intuizione di Gianantonio Locatelli – proprietario dell’azienda agricola di Castelbosco dedicata alla produzione di latte per il Grana Padano, che ospita più o meno 2500 bovini (ed ecco da dove viene lo sterco!) – di riutilizzare gli scarti organici della sua azienda agricola per produrre metano e materia per mattoni e intonaco, ha portato alla realizzazione di un progetto ecologico d’avanguardia.
Il progetto è frutto dell’intesa e del dialogo tra Locatelli con Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi.
Unisce biomeccanica e arte ambientale, il paesaggio agricolo, il sistema di digestori che trasformano lo sterco in energia e il piano terra del castello tardo medievale di Castelbosco riscaldato. Teatro di una serie di installazioni in continua evoluzione, dedicate alla trasformazione, all’abilità di trasmutare le sostanze naturali e ristabilire un più corretto rapporto uomo-natura.
Il Museo parte all’esterno, nell’azienda agricola e qui, a supportare il valore del progetto, l’intervento di artisti come David Tremlett e Anne e Patrick Poirier, coordina lo spazio, stimola riflessioni e amplifica la visione concettuale, metaforica e produttiva che è alla base dell’azienda di Castelbosco.
E’ una vera e propria agenzia per il cambiamento, un istituto di ricerca e di raccolta di fatti, documenti e informazioni sugli escrementi nella cultura, nella tecnologia, nella scienza e nella storia. E ha una funzione enzimatica: dialoga con artisti, scienziati e istituzioni su idee e progetti legati al valore della merda e ai suoi infiniti usi, correnti o non ancora immaginati.