CLOAKROOM – vestiaire obligatoire
Oggi in occasione del PITTI IMMAGINE UOMO al teatro della Pergola di Firenze, è stata presentata una nuova e raffinata performance incentrata sull’abito: Cloakroom.
Cloakroom (guardaroba) è lo spazio dove soprabiti e giacche sono custoditi all’ingresso di teatri, musei e altri luoghi pubblici, dove ancora esiste questa delicata attenzione che appartiene a un’arte dell’ospitalità ormai desueta.
Olivier Saillard, storico della moda e direttore del Museo della Moda Galliera di Parigi insieme all’attrice-musa Tilda Swinton, si trasformeranno in accoglienti padroni di casa, chiedendo a ogni visitatore-spettatore di lasciare un capo di abbigliamento a scelta nel “loro” guardaroba. Una volta ricevuti, cappotti, giacche, sciarpe e borse, l’attrice si sofferma su ogni capo, lo tocca, lo annusa, lo ascolta, lo indossa. Qualche volta, persino, ci parla, bisbigliando. Poi, lo piega e lo passa a Saillard perché lo appenda, non prima di avervi lasciato una scia di profumo, un capello d’oro, l’impronta di un bacio, un biglietto.
Ogni istante appare dilatato all’infinito, ogni gesto è carico di attenzione e dolcezza, di ironia e al tempo stesso di sacralità. Il pubblico è sotto l’effetto di un sortilegio. Finita la performance, ogni abito appare trasformato, dotato di nuova vita.
L’art du collage
Quando l’arte incontra il vintage e i colori, nascono composizioni che spingono l’immaginazione verso scenari davvero inaspettati.
Nato nel 1912 da un’invenzione dei pittori Braque e Picasso, il collage è una tecnica basata sull’accostamento di materiali diversi incollati su un supporto: carta di giornale, stoffa, legno, sabbia, metallo, plastica. Il collage afferma la libertà dell’artista di creare un’opera con ciò che più gli sembra adatto a esprimere le proprie idee, costringendo l’osservatore a riflettere.
Le immagini che ho selezionato di seguito, sono solo alcune opere realizzate da artisti contemporanei che mi piacciono particolarmente.
SAMMY SLABBINCK
EUGENIA LOLI
MERVE OZASLAN
KELLY O’CONNOR
JOHN STEZAKER
“Fashion fades, only style remains the same.”
“La moda passa, solo lo stile rimane lo stesso” è una citazione della superstilosa Coco Chanel che riassume perfettamente la scelta di alcuni marchi di moda molto importanti e con una forte identità stilistica, di scegliere le loro testimonial in base ad una caratteristica: quella di essere un pò attempate ma di certo ancora molto eleganti e sofisticate, “classy” in una parola.
L’ottantenne Joan Didion è tra le testimonial della campagna Céline primavera-estate 2015. Fotografata da Jurgen Teller la giornalista, scrittrice e saggista americana premiata nel 2007 con il National Book Award è famosa sin dagli anni ’60. Didion segue la scelta del brand francese di essere rappresentato da celebrity lontane dagli scandali dei tabloid. Il marchio del Gruppo Lvmh aveva infatti precedentemente ingaggiato l’attrice cinquantenne italo-americana Marisa Tomei e presentato la top model Daria Werbowy senza un filo di trucco.
Hedi Slimane, il designer di Yves Saint Laurent che ha preso in mano la maison solo da poche stagioni, ha scelto invece la cantante Joni Mitchell, anche lei una vera icona del suo tempo e perfettamente in linea con il mood odierno impostato da Slimane per il marchio.
Trovo sia una scelta molto forte e significativa, mi piace l’idea diversa per cui le donne possano indentificarsi con un personaggio e la sua storia, la sua identità e non solo con un corpo spesso troppo irraggiungibile, perfetto e privo di personalità come quello di una modella.
Well done!